Nelle sale italiane in questi giorni l’ultimo film,“Silence”, di uno dei maestri indiscussi del cinema contemporaneo, Martin Scorsese. Un film assai diverso dal precedente, “The Wolf of Wall Street” del 2013, dove si narravano l’ascesa e la caduta di Jordan Belfort, spregiudicato broker newyorkese interpretato magistralmente da Leonardo Di Caprio. Un film spirituale e religioso, che si interroga  sul silenzio di Dio di fronte alle sofferenze umane: un tema molto caro al cinema, si guardi a proposito alla filmografia di Ingmar Bergman ad esempio. Protagonisti gli attori Andrew Garfield, Adam Driver e Liam Neeson nei panni di tre padri gesuiti perseguitati in Giappone a causa della loro fede cristiana. Una storia tratta dall’omonimo romanzo (pubblicato nel 1966) dello scrittore giapponese Shūsaku Endō, che ripropone appunto le persecuzioni subite dai cristiani nella prima metà del XVII secolo in Giappone. Scorsese non è nuovo a film del genere, in passato, infatti, si era avvicinato alla religione e alla spiritualità con film come “L’Ultima tentazione di Cristo” e  “Kundun”. La sceneggiatura è stata scritta dallo stesso Martin Scorsese insieme a al critico cinematografico Jay Cocks, che ha collaborato con Scorsese in “Made in Milan”, “L'età dell'innocenza” e “Gangs of New York” (per quest'ultimi due è stato candidato all’Oscar per la migliore sceneggiatura, non originale e originale). La versione, quindi, che gli spettatori italiani potranno ammirare nelle sale sarà di circa 2 ore e 40 minuti, contrariamente alle 3 ore previste inizialmente.

Curiosità:

scenografia e costumi portano la firma degli italiani (premi Oscar) Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo (compagni di lavoro e di vita).